foto Campana

mappa
Ricordo una vecchia città
Inconsciamente io levai gli occhi
Un tocco di campana argentino
Fu scosso da una porta
Non seppi mai come
Ai confini della campagna
Nell'odore pirico
Ne la sera dei fuochi
Una grossa torre barocca
La piazza ha un carattere
Ofelia la mia ostessa
Nel corpo dell'antico palazzo
Il Collegio dei Salesiani
Via Bondiolo 16
info

Dino Campana (Marradi 1885 - Scandicci 1932) è l'autore di uno dei capolavori del Novecento poetico italiano, i Canti Orfici (1914). Diverse pagine del libro ritraggono scorci della città di Faenza, dove il poeta trascorse alcuni anni della sua adolescenza.

Comune di Faenza
Assessorato alla Cultura

Campana e Faenza
immagine principale

La chiesa di S.Rocco e l’omonima piazzetta dominata dalla torre barbara di S.Maria ad Nives. Anno 1930 circa.

Targa in ceramica

Un tocco di campana argentino e dolce di lontananza: la Sera: nella chiesetta solitaria, all'ombra delle modeste navate, io stringevo Lei, dalle carni rosee e dagli accesi occhi fuggitivi: anni ed anni ed anni fondevano nella dolcezza trionfale del ricordo.
* * *
Inconsciamente colui che io ero stato si trovava avviato verso la torre barbara, la mitica custode dei sogni dell'adolescenza. Saliva al silenzio delle straducole antichissime lungo le mura di chiese e di conventi: non si udiva il rumore dei suoi passi. Una piazzetta deserta, casupole schiacciate, finestre mute: a lato in un balenìo enorme la torre, otticuspide rossa impenetrabile arida. Una fontana del cinquecento taceva inaridita, la lapide spezzata nel mezzo del suo commento latino. Si svolgeva una strada acciottolata e deserta verso la città.
(Canti Orfici, "La notte")

La chiesetta in cui Campana ambienta un’enigmatica vicenda amorosa della sua adolescenza potrebbe essere S.Maria Vecchia, o, più probabilmente, S.Rocco, con la prospiciente piazzetta circondata da casupole.
Difficile identificare la fontana del cinquecento. Forse il poeta ha in mente un pilastrino che si trovava in via Fiera, davanti all’antica chiesa di S.Severo, e recava un'epigrafe scolpita nel 1541.
La strada acciottolata e deserta verso la città è certamente via Monaldina (ora via Pascoli).

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