In vitro meat
Oltre 9 miliardi di persone abiteranno la terra entro il 2050 e il cambiamento per provvedere loro abbastanza cibo per nutrirsi senza distruggere completamente l’ambiente sarà enormemente difficoltoso.
Molti scienziati ritengono che la soluzione del problema sarà data dalla cosiddetta carne artificiale (“In vitro meat”) in combinazione con la nanotecnologia e l’ingegneria genetica per incrementare l’efficienza alimentare del prodotto.
Un primo ostacolo verso l’utilizzo di questi prodotti come alimenti è che il pensiero di mangiare, un giorno, polpette, salsicce o hamburger cresciuti in vitro non suscita, propriamente, l’acquolina in bocca.
Uno studio condotto all'università di Oxford ha dimostrato come cellule muscolari fatte crescere in una coltura di cianobatteri comporterebbero un utilizzo di energia dal 35% al 60% inferiore, un emissione di gas serra del 90% inferiore e un utilizzo di terra inferiore del 98%. Il 30% della superficie terrestre è destinata all'allevamento o ad attività legate ad esso; l'introduzione della carne artificiale porterebbe all'utilizzo di queste terre per altri scopi, come rinforestarle. Inoltre la carne non sarebbe più trasportata per il globo, dato che i siti di produzione potranno essere posti ovunque, vicino ai centri di maggior consumo.
Le maggiori ricerche sulla carne artificiale sono state eseguite nelle Maastricht University e Utrecht University (da parte del professor Van Eelen e lo scenziato H. P. Haagsman) , in Olanda, dove il governo ha stanziato fondi per 2 milioni di euro. Anche la NASA si è molto interessata all'argomento, dato il problema dell'alimentazione degli astronauti nello spazio, e sta finanziano studi a riguardo.
Inizialmente si trattava di prelevare parti muscolari già formate e farle crescere in laboratorio (provato con cellule muscolari di pesce rosso), ma oggi si tratta per lo più di cellule staminali . I progressi non sono ancora eccezionali, ma c'è grande ottimismo, dato che molti non vedono altre soluzioni al problema alimentare in futuro.
Tecniche
Il procedimento usato consiste nell'utilizzo di cellule staminali, sia embrionali che adulte e parzialmente differenziate, da maiali, mucche, polli,ecc. Dopo il loro isolamento, vanno fatte crescere in bioreattori, usando le tecniche già ampiamente sperimentate con le piante. Il passo successivo comporta la differenziazione delle cellule in cellule muscolari, anche se una delle difficoltà è controllarla dato che attualmente la percentuale di differenziazione in cellule muscolari raggiunta è del 50%. Per finire, le cellule avrebbero bisogno di potenziarsi nella stessa maniera in cui gli animali formano la loro potenza con l'esercizio.
Il potenziale di un simile procedimento dato che partendo da 10 cellule in due mesi si raggiungerebbe l'impressionante quantità di 10 tonnellate di carne.
Oltre alle proteine e aminoacidi necessari alla crescita (ottenuti a loro volta da alghe transgeniche), le cellule necessitano di continuo nutrimento, che negli essere viventi è fornito dalla circolazione del sangue (che rimuove anche i rifiuti).
Per finire bisogna anche simulare il tessuto animale, con diversi metodi applicabili: il movimento,gli impulsi elettrici (che però è un metodo costoso), o punti di ancoraggio (per cui le cellule generano automaticamente tensione) . Un altro metodo possibile è lo stesso usato per la crescita delle cellule del nostro corpo, mediante sostanze chimiche come l'acetilcolina, agevolando anche i costi, data la sua disponibilità economica.
Attualmente le strisce di tessuto create in laboratorio, lunghe 2,5 centimetri e larghe meno di 1 centimetro, appaiono grigie e mollicce ma si spera di rendere il loro prodotto più simile a quello reale. È bianca poiché in essa non c’è sangue. Ha anche poca mioglobina ma i ricercatori stanno cercando di costruire il contenuto di mioglobina per dargli colore. Il tessuto, creato alimentando le cellule staminali del maiale con un siero preso da un feto di cavallo, si estende per imitare il modo in cui i muscoli crescono, ma non ha ancora l’aspetto della vera carne.
E in futuro?
Mark Post della Maastricht University , ha riferito, come riporta il quotidiano britannico Daily Telegraph, che la tecnica è ancora molto lontana per la produzione di massa. Il primo hamburger artificiale potrebbe raggiungere un costo esorbitante, stimato oltre i 250 mila euro.
Non ci sono ancora indicazioni sul sapore della carne artificiale perchè le regole severe impediscono a chiunque di consumare tessuti cresciuti in laboratorio che sono stati nutriti con prodotto animali, ma la qualità del prodotto si avvicinerà fra cinque o dieci anni di miglioramenti a quella del paté. Impossibile, al momento, pensare di ricavarne un filetto o una fiorentina, per cui sarebbe necessario ricostruire il complesso mix di muscoli, grasso e tessuto connettivo.
Sebbene ciò abbia alzato molte polemiche e fatto scendere le lobby anti-Ogm sul piede di guerra, le ragioni che un giorno dovrebbero spingere l’umanità a cibarsi di tale prodotto sono le seguenti:
1) Le fonti alimentari scarseggiano. Secondo l’ultimo rapporto della Fao, più di un miliardo di persone soffre per la mancanza di cibo. La popolazione cresce e la disponibilità alimentare non regge il passo, con i pesci del mare in estinzione e i nuovi terreni da coltivare che scarseggiano.
2) Il consumo di carne sta aumentando, specialmente nei paesi emergenti, come Cina e India, dove maiale, manzo e pollo sono sempre più richiesti. L’Onu stima che entro il 2050, il fabbisogno mondiale raddoppierà, rispetto ai 280 milioni di tonnellate circa attuali.
3) La Terra paga un conto ambientale molto alto per la produzione di carne. Gli animali da allevamento emettono miliardi di tonnellate di gas nocivi e si calcola che ogni chilo di manzo inquini come un’automobile che viaggia per tre ore (oltre all'energia utilizzata per la crescita).
4)La carne è un prodotto che in natura è ormai molto dispendioso, dato che per produrre 1 kg di carne ci vogliono tonnellate di vegetali
La carne artificiale avrebbe invece come vantaggio che non richiede impiego di animali e apporterebbe un contributo proteico a emissioni zero. Infine non è scontato che la qualità della carne in vitro sarà di minor qualità di quella proveniente dagli allevamenti intensivi, dove le bestie sono ingozzate di ormoni, mangimi scadenti e antibiotici. Per quanto riguarda invece gli argomenti morali ed etici sulle cellule staminali i ricercatori ritengono che sia inevitabile che un giorno saremo costretti a mangiare carne artificiale. Ma il dibattito etico è ancora aperto e molti non sono ancora convinti dall'idea ritenendola moralmente ripugnante o non salutare per l'alimentazione.