Laboratorio di Storia Locale

Zinzani Marco
Il Liceo "Torricelli" durante la Seconda Guerra Mondiale

 

 

1. Chiusura dell'anno scolastico 1939/40

Il 10 giugno 1940 - si veda la foto del documento - la voce di Mussolini rimbomba, attraverso la radio e gli altoparlanti sistemati nelle piazze di tutta Italia: "Combattenti di terra, di mare e dell'aria! Un'ora segnata dal destino batte nel cielo della nostra patria. L'ora delle decisioni irrevocabili. L'Italia, proletaria e fascista, è per la terza volta in piedi, forte, fiera e compatta come non mai. La parola d'ordine è una sola, categorica e impegnativa per tutti: vincere! E vinceremo, per dare finalmente un lungo periodo di pace con la giustizia all'Italia, all'Europa, al mondo. Popolo italiano! Corri alle armi, e dimostra la tua tenacia, il tuo coraggio, il tuo valore!". L'Italia è in guerra.
Gli studenti sono già in vacanza. Anche al Liceo "Evangelista Torricelli" di Faenza, come in tutte le scuole d'Italia, le lezioni si sono concluse, secondo le disposizioni ministeriali, il 30 maggio, in anticipo rispetto alla normale chiusura dell'anno scolastico. Ma gli animi, secondo le autorità, sono già preparati al conflitto. L'ultimo mese era stato infatti dedicato, riferiscono le circolari dell'epoca, a conversazioni sull'orientamento politico degli alunni e sulla situazione internazionale. Dal Regio Provveditorato agli Studi di Ravenna arrivavano direttive precise che invitavano a tener presente, nelle "conversazioni", che l'Italia era "non belligerante", ma non neutrale, che nel Mediterraneo era "il centro della vita degli Italiani", che non era "ammissibile alcuna forma di pietismo pericoloso e disfattista", che era rischioso "adagiarsi in una fallace illusione di pace duratura" e che bisognava "essere pronti - spiritualmente e materialmente - alla più dura prova".
Il preside Vittorio Ragazzini, noto umanista, in data 20 maggio, rispondeva al Provveditore che le disposizioni circa l'accertamento dell'orientamento politico degli alunni avevano avuto "immediata attuazione". Aggiungeva che le "conversazioni" erano state affidate ai professori di Materie letterarie. Probabilmente mentiva, perché, in realtà, tali "conversazioni" non si tennero mai, come ricordano alcuni alunni da noi contattati. Mentiva per compiacere le autorità fasciste. Sicuramente poco sincero era anche il telegramma inviato il 30 maggio a Mussolini: "Presidi Professori Alunni istituti medi Faenza durante cerimonia chiusura lezioni elevano riconoscente devoto pensiero a Voi assertore imprescrittibili diritti Italia nostra. Si dichiarano pronti vostri ordini per più grandi fortune della Patria".
Il giorno seguente, dopo aver ringraziato i professori per l'impegno nella formazione politica degli studenti, il Preside chiedeva, nelle adunanze per gli scrutini, indulgenza per le "eccezionali condizioni del momento storico attuale". E il 6 giugno arrivava il preannuncio della dichiarazione di guerra: "Quanto prima il Duce convocherà il popolo Italiano nelle Piazze". Il 10 giugno, infatti, era guerra contro la Francia e la Gran Bretagna.
L'estate trascorre tranquilla. (vedi lavoro sugli eventi militari). Battiamo in quindici giorni una Francia già sconfitta dai Tedeschi.
In agosto arriva in segreteria una circolare del duce che suona come uno scherzo di cattivo gusto: "La situazione in atto, escludendo dall'azione di guerra e dalla mobilitazione una parte dell'Esercito, ha determinato nel personale soggetto a tale esclusione sensi di rammarico e di apprensione". Niente paura! "I capi promuoveranno una razionale rotazione, che conceda a quanti più è possibile l'orgoglio di comandare o di servire in combattimento". Ironia tragica.

2. L'anno scolastico 1940/41

La scuola riprende. Molti studenti del Torricelli nati nel 1922 (18 anni nel 1940) partecipano alla cosiddetta "marcia della Giovinezza": un raduno di giovani, organizzato dal Regime, ai quali viene fornita una divisa di tipo militare. Non portano stellette, però, né altre mostrine. Tutti insieme compiono una lunga marcia fra Liguria, Piemonte e Lombardia. C'è un morto.
Intanto la guerra continua: Mussolini attacca la Grecia. Un'impresa che finirà soltanto per dimostrare l'inefficienza militare del regime e l'incapacità degli "alti ufficiali". E, in una notte, a Taranto, finisce la supremazia italiana nel Mediterraneo, a causa delle gravi perdite arrecate alla flotta da un attacco di aereo - siluranti inglesi.
Nell'adunanza plenaria del consiglio dei professori del 22 novembre 1940 si discutono le disposizioni del ministro per intensificare, in ogni ordine di insegnamento, "l'opera prestata nel quadro della guerra totale che il popolo italiano combatte per la sua liberazione". S'istituisce anche, per volere del comando federale della GIL (Gioventù Italiana del Littorio), un doposcuola di sartoria militare. Infine si ratificano le concessioni di esonero dalle tasse: per merito, per i figli dei richiamati, per i membri di famiglie numerose, per i figli di invalidi o mutilati, per i figli di italiani all'estero.
Febbraio 1941: vengono assegnati agli studenti temi propagandistici, forse per i "Ludi Juveniles della cultura e dell'arte", che erano concorsi letterari o artistici riservati agli studenti, in genere con intenti encomiastici per il regime. Riportiamo di seguito i titoli:
per i Balilla: "Che cosa pensate del Duce?";
per le Piccole Italiane: "Che cosa dice il vostro cuore davanti ad un ferito di guerra?";
per gli Avanguardisti: "Qual è il vostro dovere durante la guerra attuale?";
per le Giovani Italiane: "Che cosa può fare una Giovane Italiana per la vittoria della Patria nel conflitto attuale?";
per i Giovani Fascisti: "Gli scopi della guerra attuale e la certezza della nostra vittoria.";
per le Giovani Fasciste: "Il Fascismo vuole che anche la donna sia partecipe della vita guerriera della Nazione. Perché? In che modo?".
La scuola continua, nonostante tutto. In febbraio si tiene un consiglio straordinario della classe II liceale, per la mancanza disciplinare commessa dall'alunno Ciottoli. Fa "capricci e bizze irragionevoli". Cinque giorni di sospensione. Vi è anche una visita alle classi dell'allora segretario del Fascio di Ravenna, Tosi, con interrogazioni agli alunni per saggiarne le idee. E' presente il Preside, che fa da efficace moderatore. Questa visita era stata preceduta, pochi giorni prima, da un'informazione del Preside in cui si avvisavano gli studenti che era indispensabile il distintivo della GIL. Il giorno "fatidico" pochi l'hanno, ma nessuno protesta.
In marzo si raccolgono 135 volumi per i soldati degenti negli ospedali. Il 3 maggio, il Preside invia al Provveditore una lettera dai toni trionfali: "Gli indumenti di lana confezionati per i combattenti dalle alunne nelle esercitazioni di lavoro con lana provenuta dalla Cassa scolastica o dalle alunne stesse, consegnati a tutto Aprile dal Fascio Femminile di Faenza ammontano a N° 120; le scolaresche hanno fatto visita a più riprese ai soldati degenti per ferite e per malattie nell'Ospedale Territoriale, recando loro in dono oggetti di cancelleria, paste, biscotti, arance, cartoline illustrate. Sono state devolute a questo nobile scopo oltre L.1000; si sono promosse all'Auditorium e alla sala del Littorio conferenze di propaganda patriottica atte a rianimare lo spirito di resistenza sul fronte interno". Il 10 maggio si tiene un'adunanza generale dei professori per la scelta dei libri di testo. All'unanimità si decide di adottare un'antologia dei discorsi del Duce, su proposta del Preside. E il 30 maggio lo stesso preside Ragazzini, all'adunanza generale di chiusura dell'anno scolastico, ricorda il "grande conflitto attuale", ed i "gloriosi caduti".
Il "grande conflitto", intanto, si allarga: la Germania attacca l'Unione Sovietica e parte per il fronte russo anche il Corpo di spedizione Italiano: i 200.000 uomini dell'Armir.

3. L'anno scolastico 1941/42

Durante l'estate, in agosto, il Preside invia a Ravenna poche righe: "Il rifugio antiaereo apprestato nelle capaci cantine a volta di questo Palazzo degli Studi è in piena efficienza e può contenere per intero le nostre scolaresche". La scuola riprende poi ad ottobre ed il Preside raccomanda la prosecuzione della corrispondenza con i "valorosi combattenti", e le raccolte per la Croce Rossa. Il 30 ottobre al Regio Provveditore scrive: "Pregiomi comunicare che la lana raccolta nella Giornata del fiocco di lana ammonta a Kg 26,300 involucri compresi".
In novembre il cortile del Liceo è trasformato in orto di guerra, secondo le direttive di una circolare che ricordava come, in moltissime località del Regno, era stato dato inizio alla creazione di orti di guerra in terreni finora incolti e comunque destinati a giardini o a prati. Addio al Viridarium creato dal preside Socrate Topi!
Nel frattempo, al Cinema Italia si organizzano proiezioni di film riguardanti "Episodi Storici della guerra attuale", che spesso non sono altro che i cinegiornali dell'istituto LUCE. Una proiezione è prevista per domenica 18 novembre 1941, alle ore 10; il Preside aggiunge a mano, alla circolare dattiloscritta, le seguenti parole: "Raccomando vivamente di promuovere la più larga partecipazione alla patriottica e istruttiva rappresentazione fra le scolaresche. Il Preside, Vittorio Ragazzini". La partecipazione è soddisfacente, ma molti alunni ritengono non veritieri i bollettini presentati. D'altra parte, vale la pena ricordare che una delle caratteristiche principali del "totalitarismo" (termine coniato, come ci ricorda il Dizionario di politica di Bobbio e Matteucci, per la prima volta "in Italia verso la metà degli anni Venti", proprio "per denotare, in funzione apprezzativa, le caratteristiche dello Stato fascista come contrapposto allo Stato liberale") è proprio il "totale" controllo esercitato dal partito e dai quadri ad esso sottoposti sui mezzi di comunicazione di massa, come la stampa, la radio, il cinema...
In dicembre, una domenica mattina, i Giapponesi attaccano la base americana di Pearl Harbor nelle isole Hawaii. Gli Stati Uniti sono in guerra, ma nessuno, a scuola, ne parla.
Nel febbraio 1942 si tiene una sessione straordinaria d'esami per militari e ragazzi provenienti dalle colonie. Uno viene da Tripoli, dove la scuola è chiusa per stato di guerra. Nella documentazione da noi esaminata non ci sono indicazioni precise su "come" esaminare il ragazzo, ma di sicuro il Preside avrà invitato, al solito, i professori all'"indulgenza". Ciò nonostante, lo studente viene respinto. Nel marzo, viene commemorata "l'eroica figura del Duca d'Aosta", il principe Amedeo di Savoia, morto a Nairobi in stato di prigionia, dopo la disperata ed inutile resistenza sull'Amba Alagi, che c'era costata l'Impero.
Si moltiplicano le manifestazioni patriottiche, mentre le potenze dell'Asse riprendono l'iniziativa, ottenendo alcune vittorie in Estremo Oriente, Africa e Unione Sovietica.
Da parte degli studenti non c'è né esaltazione verso la guerra, né contestazione, ma, semmai, molta indifferenza. Un giorno, ad esempio, c'è una manifestazione in piazza Vittorio Emanuele (ora Piazza del Popolo): metà della IIIA vi partecipa. Gli altri restano in classe. Entra un bidello, di chiare simpatie fasciste, e chiede ai ragazzi rimasti il motivo del loro gesto. Uno dei ragazzi, l'alunno Ciottoli (lo stesso sospeso nel febbraio dell'anno prima per "i capricci e le bizze irragionevoli") risponde: "Sa segna, turnè sota e Pepa?". E il bidello se ne va con l'amaro in bocca. Ma da parte degli organi del regime non ci sono intimidazioni. Semmai, i dirigenti del locale Fascio si coprono di ridicolo, agli occhi dei giovani studenti, per certe loro "uscite", come l'impiccagione del nemico in effigie, o la smaccata propaganda anche nei luoghi pubblici, del tipo: "Taci, il nemico ti ascolta". Anche in classe, alcuni alunni, specialmente durante le ore di filosofia, contestano più volte i sistemi di informazione del Regime. Nessuno ha il coraggio di zittirli.
Nell'adunanza dei consigli di classe per l'assegnazione delle medie del secondo trimestre, il Preside "raccomanda, date le restrizioni alimentari imposte dallo stato di guerra, che i professori curino di evitare un sovraccarico intellettuale che potrebbe avere gravi conseguenze sulla salute degli alunni". E in maggio, durante gli scrutini finali, il Preside richiede "maggior benevolenza per gli alunni del 1922 prossimi al richiamo alle armi". Le lezioni terminano il 31 maggio 1942. Gli alunni di terza non devono presentarsi agli esami di licenza. Date le particolari circostanze storiche, hanno valore i voti conseguiti negli scrutini di maggio.

4. L'anno scolastico 1942/43

Un solo studente della III Liceo del 1942 deve partire come soldato, perché più anziano degli altri: è Pompilio Montanari di Lugo. Muore dopo un mese in Croazia di tifo petecchiale. In ottobre, alla ripresa delle lezioni, si eleva "un pensiero di gratitudine alla sua memoria". E gli ex compagni di classe vanno a salutarne la salma, quando questa viene restituita ai familiari.
Intanto, sui vari fronti di guerra, si consumano le prime, decisive sconfitte degli eserciti dell'Asse. In ottobre, illusioni, eroismi e morte si sono mescolati nel fuoco di El Alamein. E, subito dopo, a Stalingrado, si giunge finalmente alla svolta definitiva, con la resa incondizionata della VI armata tedesca, sacrificatasi inutilmente tra le rovine della città, dopo l'assurdo ordine di difesa ad oltranza impartito da Berlino. La sorte dei dittatori nazi-fascisti è segnata.
Nel dicembre 1942, dopo aver deciso gli incarichi per le associazioni patriottiche parascolastiche, i professori redigono un dettagliato piano antiaereo del Liceo. Si decide di tenere in particolare efficienza le luci sussidiarie in previsione dell'oscuramento parziale o totale, le maschere antigas, le squadre di primo intervento. I primi a scendere al rifugio saranno gli alunni della IB Liceo. Gli ultimi quelli della IVA Ginnasio.
Nel corso dell'inverno c'è un lungo periodo di sospensione delle lezioni, per la grave situazione interna creatasi in un'Italia giunta ai limiti delle proprie possibilità di resistenza.
Siamo ormai al 1943. Nella "vittoria imminente", tante volte annunciata, ormai crede sempre meno gente. Le truppe dell'Asse sono state costrette a ripiegare, sia sul fronte africano sia su quello orientale: inizia la ritirata sul Don dell'Armir.
A maggio c'è la raccolta del rame: maniglie, pomi e targhe di rame sistemati nel Liceo vengono rimossi. Al loro posto maniglie, pomi e targhe in materiali autarchici, o in ferro, "ed eccezionalmente in lega Zama".
Il 20 maggio si chiude l'anno scolastico. Il regio provveditore Biagini invita il Preside del Torricelli ad organizzare una cerimonia con tutti gli alunni della scuola, "elevando il devoto e riconoscente pensiero ai Caduti e ai combattenti e riaffermando l'incrollabile fiducia nella Vittoria che l'Italia raggiungerà sotto la guida del nostro DUCE". Prima di mandare tutti in vacanza, il Provveditore manda però una circolare al Preside: "E' stato notato come il personale insegnante femminile non sempre porti il distintivo del P.N.F. Vogliate pertanto avvertire le insegnanti da Voi dipendenti che sono tenute ad uniformarsi alle direttive che sono date in proposito dai competenti organi e che dovranno sempre portare il distintivo del P.N.F. Attendo assicurazione."
L'estate del '43 è densa d'eventi. In luglio gli anglo - americani sbarcano in Sicilia: ha inizio il periodo più tragico per la nostra nazione. Il 25 luglio il Gran Consiglio del fascismo mette in minoranza Mussolini, che viene destituito. Il re lo fa arrestare e nomina al suo posto Pietro Badoglio. L'Italia reagisce con un'esplosione di entusiasmo clamorosa: s'inneggia alla fine della dittatura, s'infrangono i simboli del ventennale regime. Cade miseramente il fascismo, senza che nessuna delle "8.000.000 di baionette" si levi per difenderlo. In settembre, all'annuncio dell'armistizio, gli italiani si illudono che la guerra sia davvero finita. Continua invece, assai più spietata, tra meschinità e gesta d'eroismo.

5. L'anno scolastico 1943/44

Si riprende la normale attività scolastica, mentre l'Italia ormai spaccata in due è più che mai incerta del suo futuro, come mostra il seguente episodio: il Preside comunica di avere rimosso la lapide a ricordo dell'ex alunno (ed ex "martire fascista") Volterra. Ironia tragica: è proprio l'8 settembre 1943.
L'11 settembre il Preside scrive al Provveditore a Ravenna :" A nome dei Capi d'Istituto delle Scuole Medie di questa città chiedo disposizioni tassative in merito allo svolgimento o meno degli esami della sessione autunnale, dato l'aggravarsi continuo delle condizioni nelle città attraversate dalla via Emilia. Questo in considerazione anche del fatto che molti candidati e insegnanti risiedono fuori Faenza né sono per il momento in grado di raggiungere questa sede. Attendo un ordine tempestivo, scritto, tenuto conto dell'impossibilità di comunicare diversamente." Arriva l'ordine di dare inizio agli esami, e così il 26 settembre si radunano i professori per l'adunanza preparatoria. Manca il prof. Tomasini, ordinario di Lettere classiche, che ha inviato un espresso in cui comunicava la sua impossibilità di essere presente, data l'interruzione della linea ferroviaria Modena-Bologna e Bologna-Imola a causa delle incursioni aeree.
Si adottano, per gli esami, disposizioni eccezionali. Si raccomanda "speditezza" per trattenere in sede gli alunni per il più breve tempo possibile, al fine di non rimanere esposti ad eventuali incursioni aeree. Il Preside richiama all'attenzione dei professori il fatto che ci sono alunni sfollati, e invita alla "benevolenza" a causa della "difficoltà, per i ragazzi, di trovare ripetitori". Inoltre, per l'eccezionalità degli eventi, non verranno inviati i temi ministeriali.
Nel frattempo, Mussolini, liberato da un gruppo di paracadutisti tedeschi e divenuto così un semplice strumento nelle mani di Hitler, si è affrettato a dichiarare di voler riprendere la guerra al fianco dell'alleato germanico e ha proclamato l'istituzione della Repubblica Sociale Italiana (23 settembre 1943), meglio conosciuta come "Repubblica di Salò", dal nome della cittadina bresciana sul lago di Garda scelta come sede del nuovo governo. La lacerazione del nostro paese, nella sua unità territoriale e spirituale, è completa: al Sud ci sono un re ed un governo legittimo, che però hanno lasciato il proprio posto, abbandonando l'esercito e il popolo nel caos; al Nord, in quel di Salò, c'è un secondo governo, ribelle, nelle mani di un dittatore spodestato.
A novembre il Ministero dispone l'abolizione dell'aggettivo "Regio" dalla denominazione della scuola. Si tiene poi un'adunanza dei docenti per la scelta dei libri di testo ma, date le particolari condizioni del paese, piegato per la difficoltà delle comunicazioni ferroviarie e paralizzato dall'esclusione dal servizio postale dell'invio dei pacchi di peso superiore ai due chili (non possono quindi arrivare libri nuovi), si decide di adottare i testi dell'anno precedente.
Il 12 novembre Faenza subisce il suo primo mitragliamento aereo nella zona della stazione ferroviaria.
In dicembre c'è una violenta polemica con la redazione della rivista di propaganda fascista "Fiocco Nero". Le cento copie di ciascun numero inviate alla scuola sono tornate invendute, ed ora la redazione vuole che sia la scuola stessa ad incaricarsi della vendita coercitiva presso gli studenti, rispondendo personalmente il Preside degli invenduti. Ragazzini, logicamente, protesta col Provveditore.
Il 3 dicembre si decide di ridurre l'orario delle lezioni a 40 minuti. Il 17 si hanno nuove disposizioni in caso di allarme aereo e viene imposto ai professori il divieto di impartire lezioni ai privatisti. Si ribadisce anche l'"opportunità a non avere con essi rapporti di ospitalità, a causa del pericolo imminente di incursioni aeree."
Inizia il 1944. In Italia, mentre infuria la guerra tra Anzio e Cassino, tre grandi problemi sono in discussione: la sorte della monarchia, la condotta finale della guerra, la politica da adottare una volta sconfitto definitivamente il fascismo. Ma, come c'è d'aspettarsi, nulla di tutto ciò emerge dalla documentazione ufficiale del "Torricelli". Si definiscono invece nuove disposizioni per gli alunni sfollati: non si terrà conto del numero delle assenze e si esporranno periodicamente i programmi di studio per favorire lo studio individuale. Durante la sessione straordinaria d'esami per i militari, a fine gennaio, il Preside chiede ai professori "mitezza di giudizio".
Risale poi sempre alla fine di gennaio la drammatica vicenda del prof. Sante Alberghi, denunciato ed arrestato su mandato del Tribunale Provinciale Straordinario. Istituito in ogni provincia con decreto di Mussolini del 18 novembre 1943, questo tribunale aveva il compito di giudicare coloro che dopo il colpo di stato del 25 luglio 1943 avevano, con parole, con scritti o altrimenti, denigrato il fascismo o le sue istituzioni e coloro che avessero compiuto violenze contro le persone o le cose dei fascisti, appartenenti all'organizzazione del fascismo, o contro i simboli e le cose di pertinenza del medesimo. Per questi reati era prevista la reclusione da 5 a 30 anni.
Giovane insegnante di Filosofia e Storia al "Torricelli", Alberghi, nella mattinata del 22 gennaio, viene arrestato. Riferisce la sorella Giuliana, da noi contattata : "Era una fredda mattina di inverno, ed io dovevo andare a Bologna per sostenere un esame universitario. Mio fratello volle personalmente accompagnarmi alla stazione. Ma notai dipinta sul suo volto, durante il tragitto a piedi, una forte preoccupazione, una certa ansia. Era serissimo. Non diceva niente. Notai dietro di noi due uomini in abiti scuri. Ci seguivano. Chiesi a mio fratello spiegazioni, ma non ebbi alcuna risposta. Giunti ai binari, io salii sul treno, dopo aver salutato Sante. Seppi poi che, subito dopo la partenza del treno, egli fu tratto in arresto..."
A detta della sorella, quindi, il provvedimento di custodia viene eseguito in stazione, prima dell'inizio delle lezioni o in un momento di pausa in cui il docente si è allontanato dal Torricelli, e non nei locali del Liceo, come è scritto invece in alcuni documenti dell'archivio della scuola. Non siamo perciò in grado di confermare quanto il Preside afferma, pochi mesi più tardi, in una dichiarazione richiestagli dallo stesso Alberghi: " Il sottoscritto attesta che il Prof. Alberghi rimase forzatamente assente da scuola per tutto il periodo dal 22 gennaio al 29 marzo 1944, perché detenuto nelle carceri di Ravenna in seguito a mandato di cattura emesso dal locale segretario del Fascio repubblicano. L'arresto avvenne nella sede stessa di questo Regio Liceo Ginnasio".
Durante quei due mesi di prigionia, innumerevoli sono gli sforzi compiuti in difesa del docente. Scrive, ad esempio, il vescovo Giuseppe Battaglia a Bogazzi, capo della provincia di Ravenna: "Mi permetto di richiamare l'attenzione di V.E. sulla nuova ondata di terrorismo che si è abbattuta su Faenza con l'arresto e con la ricerca di parecchie persone generalmente stimate dalla cittadinanza. Le segnalo il caso del Prof. Sante Alberghi del Liceo, tratto in arresto durante la scuola, come un volgare malfattore. Un giovane professore stimato, attivo, lavoratore indefesso che ha dato alle stampe pubblicazioni apprezzate. Egli è molto esigente con gli scolari e pare si tratti di infame montatura di qualche bocciato a scopo di bassa vendetta di cui si avrebbero già delle prove in mano. Immagini l'impressione delle scolaresche e quale reclame si fa con questi metodi alla nuova Repubblica...". Forti pressioni sono poi esercitate anche dal podestà Vincenzo Berti.
Deferito al tribunale di Rovigo del giudice Zanardelli, Alberghi viene poi assolto, insieme a tutti i faentini con lui arrestati, fra cui tre dei conti Ferniani. E ciò comporta, per il segretario politico del Fascio di Faenza, una lettera dove comunica che " in considerazione della clemenza usata dal Tribunale nel giudicare gli imputati nell'udienza del 28 marzo 1944, questo fascio repubblicano è venuto nella determinazione di ritirare tutte le denuncie nei riguardi dei rimanenti imputati". Come conseguenza di ciò, si ha che il Tribunale Provinciale Straordinario viene addirittura sciolto anzitempo.
In febbraio il ministro Biggini del governo di Salò invia ai presidi un libretto di "direttive agli uomini di scuola". Sono 32 pagine di disperata propaganda ideologica. Un anonimo lettore dell'epoca ha evidenziato una frase, a pag. 7: "All'insegnante è riservato il compito di dimostrare che le grandi parole di patria, di giustizia, di dovere, di onore, di sacrificio, di eroismo non sono parole vane." E ancora, a pag.30: "Sia la scuola sempre più viva e non solo perché aderente agli ideali destinati ad assicurare la resurrezione della Patria, ma anche perché centro di irradiazione di essi, centro di organizzazione delle forze migliori, di solidarietà e resistenza nella durissima lotta impostaci ... Il popolo italiano è un grande popolo che, scosso un sonno doloroso, sta riaprendo gli occhi. Si risveglia, ricordandosi del suo genio come di un sogno divino". Diverse altre direttive analoghe, volte a chiarire anche la comune finalità dei doveri scolastici e dei doveri militari degli studenti (...bisogna finirla di considerare il servizio militare come la sanatoria dell'ignoranza, e il servizio scolastico come una forma d'imboscamento militare..."), giungono da autorità politiche e scolastiche. A marzo c'è una raccolta di lana, "a totale beneficio dei combattenti del nuovo Esercito Repubblicano".
Alle 21.45 del 10 marzo viene sganciata la prima bomba sulla stazione e si hanno i primi morti.
Ad aprile viene letto in tutte le classi un telegramma del ministro in cui si annuncia la morte di Giovanni Gentile "per mano sicari prezzolati dal nemico".
Il 2 maggio, all'ora di pranzo, tra l'una e l'una e mezza, Faenza subisce il suo primo massiccio bombardamento (colpite le zone della Stazione, del Borgotto, di porta Ravegnana, ecc.). Diverse le vittime, molti i danni.
Il 4 ed il 5 maggio, le riunioni dei consigli di classe per l'assegnazione dei voti di scrutinio al termine del secondo periodo dell'anno scolastico 1943-'44 sono più volte interrotte dagli allarmi aerei.
Il 13 maggio, nelle prime ore del pomeriggio, su Faenza si scatena un terribile bombardamento aereo. Si susseguono diverse ondate di bombardieri alleati che con il loro carico di morte colpiscono indiscriminatamente tutte le zone della città causando gravissimi danni e numerosi morti.
Le scuole faentine chiudono. La sessione di maggio degli esami per la maturità classica ha luogo a Celle.
Ad agosto giungono disposizioni speciali. In particolare, i presidi dovrebbero vigilare affinché gli insegnanti non approfittino delle vacanze per trasferirsi nelle zone "esposte al pericolo di imminente occupazione da parte del nemico". In settembre si invita il Preside a "svolgere il necessario intervento per garantire la conservazione del materiale esistente nella scuola". Un telegramma, datato 23, del Ministero recita: "Dispongo che tutto personale di ruolo dipendente virgola escluso per ora personale insegnante virgola presti giuramento fedeltà repubblica sociale punto".
Per sfuggire ai bombardamenti, gli esami di settembre si svolgono a Sarna, presso la Villa Baldi. Sono assenti il Preside, in ferie presso la famiglia sfollata a Badia di Valle Acereta, e diversi professori, impediti per motivi di guerra. I candidati sostengono tutte le prove di seguito per il pericolo a cui sono esposti durante il tragitto per raggiungere la sede degli esami.
Il 24 novembre la 46ª divisione britannica entra in Borgo Durbecco, attestandosi sulla riva destra del Lamone. Il 16 dicembre i primi reparti alleati entrano in Faenza. (vedi la Battaglia di Faenza nei lavori sugli eventi militari e sui Maori)
Liberata la città, gli Alleati nominano Provveditore l'insegnante di Latino e Greco del Torricelli, prof. Giuseppe Bertoni. Fino al 1947 dirigerà la ripresa dell'attività scolastica nella provincia, spostandosi in bicicletta fra Faenza e Ravenna. Ma, con il fronte sul Senio, ancora nei primi mesi del 1945, Faenza può considerarsi in prima linea. Edifici sventrati dalle bombe, macerie, soldati accampati dappertutto, strade intasate da mezzi bellici e da trasporto.

6. L'anno scolastico 1944/45

In marzo, per gli alunni di III liceo ha inizio "ufficiosamente" l'anno scolastico 1944-'45, con programmi ed orari assai ridotti. Le lezioni hanno inizio ad orari approssimativi ma si interrompono o cessano del tutto appena l'artiglieria tedesca incomincia a cannoneggiare Faenza con una certa intensità. Poi, a metà d'aprile, gli Alleati iniziano la grande offensiva e finalmente il 23 dello stesso mese si aprono "ufficialmente" le scuole, presenti tutti gli insegnanti.
I partigiani assumono il controllo delle principali città del Nord Italia. Mussolini ed altri gerarchi vengono arrestati e fucilati. Nella reggia di Caserta viene firmata la resa delle truppe tedesche in Italia e la fine delle ostilità. Nonostante gli infiniti ostacoli, i pericoli, le distruzioni, il Liceo Ginnasio "Torricelli" sotto la direzione "prudente e assennata" del suo Preside "ha attraversato il momento cruciale senza venir mai meno al suo nobile compito e alla sua missione ideale"...
La vita ricomincia.


Fonti:

Archivio del Liceo-Ginnasio "E. Torricelli"

AA.VV. "Politica e società a Faenza tra '800 e '900 Saggi e testimonianze dall'antifascismo alla Resistenza" a cura di A. Montevecchi, B. Nediani, M.G. Tavoni, Imola, 1977

AA.VV."Il Liceo Torricelli nel primo centenario della sua fondazione" a cura di G.Bertoni, Faenza, 1961

N. Bobbio, N. Mateucci, G. Pasquinino, Dizionario di politica, UTET, Torino, 1990

A. Brancati: "Popoli e civiltà" vol.3, La Nuova Italia, Firenze, 1998

B.H. Liddel Hart, Storia militare della seconda guerra mondiale, A Mondadori editore, Milano, 1970

"L'Italia del 20° secolo - Grande documentario a colori della vita italiana del Novecento con le immagini della Domenica del Corriere e le più significative foto del secolo", vol. 3, Rizzoli Editore, Milano, 1977

Testimonianze di:
prof.ssa Giuliana Alberghi (sorella del prof. Sante Alberghi), avv. Guido Baroncini, dott. Roberto Bosi, dott. Domenico Minardi, prof.ssa Marinella Ragazzini (figlia del preside Ragazzini), tutti costoro furono studenti del Liceo negli anni della guerra.