Curiosità di archivio |
Il 10 gennaio 1883 il Ministro chiede:
"quante fanciulle sieno state iscritte negli anni scorsi e quante iscritte in
questanno a codesto istituto; quante sostennero esami e vi si distinsero". La prima alunna della scuola verrà tre anni dopo. Elvira Pasi proveniva dal Ginnasio comunale di Lugo dove "diede sicura prova di molta svegliatezza di ingegno e di mirabile amore per lo studio" (lettera del 28-6-86) Dal 1910 circa , avendo le alunne raggiunto il numero di 10, fu assunta una persona con lincarico specifico di "sorvegliante delle alunne". Dopo la prima guerra mondiale, la componente femminile diventa più numerosa, sia fra gli alunni che fra gli insegnanti. Nel 1930 il loro numero raggiunge la cinquantina. Il preside Socrate Topi chiede al Comune che si apra lingresso di via Ughi "il quale essendo prossimo allo spogliatoio delle bambine si presta quanto mai allentrata ed alluscita di esse lontano da ogni contatto coi maschi." (8-10-1934 / XII) Nelle relazioni annuali del preside Topi, sono sempre presenti informazioni
sul comportamento delle alunne. Esse risultano "docili al segno di portare
spontaneamente il grembiule oltre il ginocchio" (1926-27); "ritegnose sì ma
senza ostentazione di musoneria" (1927-28). Però, il loro spogliatoio è
"troppo garrulo e sonante di voci non mai fioche e sempre alte" (1930-31). Le alunne vengono di solito inserite in classi miste. "Non ha mai dato luogo ad inconvenienti la promiscuità dei sessi. Dirò anzi che ha cresciuto sentimenti rispettosi e serenamente festosi." (relazione 1929-30). Ma dopo il 1933-34 ci si dovrà adeguare ad una disposizione ministeriale che imporrà la costituzione di sezioni distinte per maschi e femmine e richiamerà i Presidi a "prevenire i pericoli della coeducazione". La foto rappresenta una delle ultime classi miste. Circolare riservata del ministro Fedele "sulla tenuta delle insegnanti" (1927): "Reputo sia opportuno consigliare alle insegnanti di ogni ordine di presentarsi agli alunni, nelle classi, vestite con quella dignitosa modestia che appar più degna del severo ufficio ad esse affidato. Credo anzi che sia conveniente che le insegnanti indossino nelle classi una lunga vestaglia, chiusa al collo ed ai polsi, come si richiede generalmente dalle Alunne dei nostri Istituti. Del resto non dubito che fuori e dentro della Scuola le insegnanti vorranno dare esempio di quella compostezza nel vestire che è conforme alla nobiltà della loro missione". Cliccare per credere! |
Caruso, il sovversivo Pucci, Lubriacone Motroni, linfido sobillatore |
Si sono conservate le minute delle lettere con cui il preside Flaminio Del Seppia comunicava al Provveditorato i temi di
italiano assegnati per l'esame di licenza ginnasiale. Luglio 1894: (fu scelto il primo) Luglio 1895: (fu scelto il terzo) Luglio 1896: (fu scelto il secondo) Luglio 1897: (fu scelto il primo) Luglio 1898: (fu scelto il secondo) Ottobre 1898: (fu scelto il secondo) Luglio 1899: (fu scelto il terzo) Ottobre 1899: (fu scelto il primo) Luglio 1900: (fu scelto il terzo) Ottobre 1900: (fu scelto il secondo) Luglio 1901: (fu scelto il primo) Ottobre1901: (fu scelto il primo) Dicembre 1901: (fu scelto il secondo) Luglio 1902: (fu scelto il secondo) Ottobre 1902: (fu scelto il terzo) Dicembre1902: (fu scelto il terzo) Luglio 1903: (fu scelto il secondo) Ottobre 1903: (fu scelto il primo) I titoli, se non erano estratti, potevano essere riproposti. Ad esempio, il
tema dello sfortunato pescatore, proposto nel luglio del 1896, non fu estratto, ma doveva
piacere molto a Del Seppia che lo ripropose nel luglio 1898. Ma la sorte, confermandosi
ostile al pescatore, neanche questa volta lo prescelse. |
Flaminio del Seppia, preside del Torricelli nel 1882-83 e poi dal
1893 al 1907, prima di giungere a Faenza era stato rettore del prestigiosissimo collegio
Cicognini di Prato dove aveva avuto come alunno Gabriele D'Annunzio. A Faenza, a Del Seppia toccherà un altro allievo di eccezione: Dino Campana. Non sono rimaste testimonianze dei rapporti
fra i due, ma i voti di condotta del futuro autore dei Canti Orfici lasciano supporre che
non siano stati facili. Specialmente nel primo anno di presidenza, Del Seppia affrontò a
Faenza gravi problemi di disciplina. "Si era giunti a tale che gli scolari si
portassero in iscuola l'occorrente per la refezione del mattino, ed in iscuola si
rifocillassero persino con polli arrosto, e dessero mano al fiasco di vino né più né
meno che in una bettola dell'infimo grado". I contrasti con gli studenti degenerarono
al punto che il preside fu aggredito a sassate. |
Il 14 giugno 1885 il preside Pietro Ferrando fu trovato morto per suicidio. Le cronache dell'epoca riferiscono delle solenni onoranze funebri resegli dalla scuola: tre giorni di sospensioni delle lezioni, solenne cerimonia con partecipazione di insegnanti ed alunni. Poco chiari i motivi del gesto. Il tono della corrispondenza del 1884-85 (Ferrando, torinese, era a Faenza da solo un anno) lascia intravedere un uomo poco equilibrato. Risulta che la moglie l'anno precedente avesse avuto un parto assai difficile; una lettera di gennaio parla della "gamba disgraziatissima di mia moglie". Niente che spieghi un suicidio. La tomba di Ferrando spicca ancora sulla facciata del cimitero dell'Osservanza di Faenza (portico di destra). Vedi come riporta la notizia un giornale dell'epoca ("Il Lamone") |
20 giugno 1910. Il preside Giulio
Antonibon comunica al Provveditore: il prof. Giuseppe Vassura si è allontanato dal giorno
prima "per urgentissimi e improrogabili ragioni di famiglia, confermatimi verbalmente
dalla signora sua moglie e dal cognato" secondo i quali l'assenza si protrarrà per
venti giorni. Nei mesi successivi, il dossier Vassura si ingrosserà di rapporti
del preside, richieste di informazione del provveditorato e del Ministero. Secondo quanto
il preside riferisce il 19 luglio: "in città corse subito la voce che egli fosse
fuggito per debiti di gioco e per cambiali in pendenza: e questa voce prese credito quando
si seppe che per la via di Francia egli erasi recato in America e precisamente a Buenos
Aires." A complicare le cose, un altro telegramma del Ministero (15.2.1911) ci informa che la richiesta di congedo non è stata presentata per posta: "il Vassura, assentatosi dalla sede il 21 giugno, venne a Roma per ottenere direttamente da questa autorità un congedo sino alla chiusura dei corsi". Se era in America, non poteva essere a Roma. Dov'è dunque Vassura? O, più verosimilmente: chi era dunque l'ignoto personaggio che, spacciandosi per Vassura si presentò il 21 giugno 1910 al Ministero della Pubblica Istruzione? Il congedo era stato comunque concesso. Al congedo aveva fatto seguito il trasferimento al liceo di Fermo dove naturalmente Vassura non si era presentato (e avrebbe dovuto essere proprio il povero Antonibon a comunicare al latitante il trasferimento). Poi, la moglie di Vassura aveva chiesto per conto del marito un anno di aspettativa, che pure era stata concessa La condiscendenza, anzi "la bontà" del Ministero suscita lo stupore del preside per il quale essa desterà "non poca meraviglia fra la cittadinanza, la quale sa che il prof. Vassura fuggì dalla sede in tempo di scrutinio e di esami per ragione di debiti e vede ora quasi premiata la sua colpevole infingardaggine con grave detrimento della dignità scolastica." Comunque, scaduta l'aspettativa, Vassura non tornò. Si era stabilito veramente a Buenos Aires. In una comunicazione del 20 aprile 1913, il nuovo preside Simonetti mostrerà di conoscere il suo nuovo indirizzo argentino. Ma perché era fuggito? La risposta è ancora nei rapporti di Antonibon ove si parla della "mala abitudine di giocare d'azzardo al club, perfino (vuolsi) con alunni o con giovani ex-discepoli" della "leggerezza nell'incontrare debiti e conseguenti protesti di cambiali" e anche della "noncuranza nel sorvegliare la moglie dopo i noti scandali di Forlì". Poiché i fatti di Forlì ora non sono più tanto noti, il giallo per noi non si è ancora chiuso. |
Primo volume delle opere di Torricelli a cura di Vassura e Loria. Faenza, 1919 |