Liceo Torricelli

Insegnanti celebri: Isidoro Del Lungo

 

Isidoro Del Lungo (1841-1927)

Foto del 1863

 

Isidoro del Lungo al liceo ricoprì anche l'incarico di bibliotecario. Al libro dei verbali del Consiglio dei Professori è allegata una lettera del 18 aprile 1863 in cui egli chiede che venga introdotta nel Regolamento della Biblioteca una norma che impedisca il prestito agli studenti di libri "i quali niun di noi vorrebbe, senz'arrossire, porre in mano a giovinetti". "Una qualche norma al Bibliotecario convien darla: se non volete ch'egli sia costretto dal vostro silenzio a por l'Adone o la Pucelle in mano d'un giovinetto trilustre, che potrà portarla a casa a leggere, di soppiatto a' genitori, i libri dati a lui da' maestri".

Del Lungo e Carducci

Della sua esperienza al Liceo di Faenza, durata un anno solo (1862-1863), abbiamo abbondanti informazioni dall’epistolario carducciano.

Accetteresti una cattedra di letteratura italiana in un liceo fuor di Toscana? Pensaci bene, e rispondimi franco. Il Ghinassi è tanto che mi domanda d’un giovine a ciò; ma vorrebbe uno co’ fiocchi, che accettasse pur essendo degno di meglio; non gli dispiacerebbe perderlo fra qualche tempo perché passasse a miglior luogo. Io credo di non poter proporre meglio che te. Sarebbero 2 mila franchi. Potresti seguitare i tuoi lavori; perché il da fare, specialmente per la letteratura italiana, è di poca cosa; benché richiegga qualche ora (non giorno).
(Carducci a Del Lungo, 31-3-1862)

La città, e per l’aspetto e per la vita, non dispiace: eccetto ne’ ciottoli infamissimi delle vie, e nelle acque cadenti da ogni tegolo sul dorso ai meschini che non ebber la fortuna di nascer volatili. Del resto, cuori eccellenti; cortesia squisita e verace; teste un po’ piccole (mi pare) ma non ostinate né caparbie né maligne; curiosità un po’ troppa dei fatti altrui, ma a fin di bene sempre
(Del Lungo a Carducci, 3-12-1862)

Caro Giosue, ti scrivo dal Liceo, scuola di classe prima, con davanti due ragazzi che mi fan disperare per non voler intendere come l’imitazione della natura sia l’oggetto dell’arte; e che ora scarabocchiano alla lor volta chi sa quali peregrine sentenze.
(Del Lungo a Carducci, 13-12-1862)

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